Abisso di Trebiciano

La Grotta 17 VG di Trebiciano

Logo Abisso Trebiciano - Stazione sperimentale ipogea

Introduzione

La grotta 17 VG (numero di catasto della Venezia Giulia) – meglio nota come Grotta di Trebiciano o Abisso di Trebiciano – è tradizionalmente legata alla Società Adriatica di Speleologia.

Questa grotta è stata considerata l’abisso più profondo al mondo per oltre ottant’anni. Qui sono iniziate le prime ricerche speleologiche, idrologiche e speleosubacquee della nostra regione, regione che a sua volta è stata culla della speleologia italiana. Qui si sono dilapidate fortune personali e si sono indirizzate le speranze per un approvvigionamento idrico della città di Trieste. 

Risale al 1877 la prima richiesta della Società Adriatica di Scienze Naturali al Comune di Trieste per ottenere un finanziamento indirizzato alla ricerca scientifica speleologica.

Quasi 100 anni dopo, nel 1974 la Società ottiene finalmente dal Comune di Trieste la concessione per l’affittanza della grotta.

Da allora abbiamo dedicato alla cavità ingenti risorse economiche e tempo di lavoro, per conservare e valorizzare il sito. Abbiamo migliorato la percorribilità interna ed allestito le infrastrutture necessarie a trasformarla in uno dei più  interessanti laboratori ipogei del mondo.

Nel 1953 il Prof. Walter Maucci - istruito da Spartaco Schergat, incursore alla Baia di Alessandria durante la Seconda guerra mondiale - intraprese la prima esplorazione spleosubacquea nel sifone di entrata della Grotta di Trebiciano.

L'impresa venne poi ripetuta dall’Adriatica nel 1977.

Informazioni

La grotta è visitabile gratuitamente la prima domenica di ogni mese, preavvisando il responsabile:

Sergio Dambrosi 
Mail: sastrieste.it@gmail.com
Tel: 040-351153  (ore serali).

Dati Numerici

Nome della cavità : Abisso di Trebiciano (d)

Numero catastale : 17 VG

Posizione ingresso : 1° 22′ 51″ E – 45° 41′ 09″ N

Profondità : m. 329

Sviluppo planimetrico : m. 1.064 (dato aggiornato 2009)

Pozzo d’accesso : m. 3

Pozzi interni (in metri, via principale di discesa) :
19,1 / 5,6 / 10,5 / 6,4 / 3,4 / 20,0 / 30,0 / 52,6 /12,2 / 9,9 / 6,4 / 3,3 / 2,0 / 6,5 / 20,8 / 4,8 / 4,0 / 3,8 / 19,7

Pozzi laterali (camini e pozzi, dislivello in metri) :
20 / 30(+20-10) / 12 / +32 / +16 / +28 / 45(+28-17) / 31 / +10 / +6 / +8 / +30 / +16 / +20 / +10 / +18 / +10 / +2 / +8 / 5 / +38 / 4 / 8 / 5 / 5

Visita alla cavità 17 VG

L’Abisso di Trebiciano può essere morfologicamente diviso in due distinti settori:

  1.  Il primo è formato da una serie di pozzi verticali che scendono dalla quota di 341 m slm fino a 68 m slm. 
  2. Il secondo è costituito dalla vasta “Caverna Lindner” nella quale scorre fiume Timavo, ai piedi di una china di massi di crollo e sabbia che scende per altri
    La Caverna scende per ulteriori 58 m.

La visita della grotta prevede la discesa dei pozzi utilizzando le attrezzature metalliche della ferrata, l’attraversamento della Caverna Lindner e l’eventuale navigazione sulle acque del fiume Timavo. 

La visita viene di seguito descritta suddivisa in cinque “momenti”, che rispettano fedelmente la progressione di chi si inoltra realmente, con casco e lampada, nella cavità.

1. Verso la "Caverna dei protei"

(dalla superficie a 48 m di profondità)

Sceso il pozzetto di 3 m alla base della botola, si incontra subito un salto di 19 m. La scala metallica, leggermente inclinata, è divisa in tre tratti e la sezione del pozzo, specialmente nella parte iniziale, è alquanto ristretta (80 cm).
Segue un ulteriore salto di circa 6 m, anch’esso attrezzato con scala metallica.
Si procede quindi per una breve galleria suborizzontale che porta nuovamente ad alcuni salti verticali. Sia alla fine del breve cunicolo, che sulla destra, si aprono alcuni pozzi laterali di breve sviluppo.
Si continua scendendo due scale inclinate, in ambienti sempre di ristrette dimensioni. Il primo dislivello è di 10 m, mentre il secondo supera di poco i 6 m.
Si giunge così alla “Caverna dei protei”. Questo ambiente, di più vaste dimensioni, presenta nella parte terminale due vasche del vecchio laboratorio biospeleologico dove si studiavano alcuni esemplari di “Proteus anguinus Laurenti”. Gli esemplari sono stati in seguito trasferiti presso lo Speleovivarium.
In questa caverna è ora operante un laboratorio mobile per l’analisi chimica delle acque di percolazione.

2. Verso il "Ponte del brivido"

(da 48 a 78 m di profondità)

Nella parte terminale della “Caverna dei protei” si apre un pozzo di 20 m, attraverso cui si scende mediante una scala verticale.
Si giunge così ad un’ampia cavità, la cosiddetta “Caverna del ponte del brivido”; infatti, per proseguire la discesa, è necessario attraversare una passerella ad un’altezza di 6 m dal fondo.
Oggi la passerella è realizzata con una struttura metallica di grande affidabilità, ma la precarietà dell’opera precedente, in legno, gli meritò  al tempo il nome di “Ponte del brivido”, in riferimento alle sensazioni che provavano gli speleologi ad ogni passaggio.

Di fronte al “ponte del brivido” si aprono due pozzi secondari, che sprofondano per un totale di 48 m, ma che sono raramente scesi per la loro elevata franosità.

Scendendo invece lungo la grande caverna, si può percorrere un ulteriore vano di oltre 50 m di sviluppo, interessato nella parte terminale da un grande riempimento di materiali e di “crostoni” calcitici.

3. Verso la "Caverna Lindner"

(da 78 a 273 m di profondità)

Attraversato il “ponte del brivido”, incomincia una serie di 13 pozzi verticali che porta velocemente in profondità.
Si affronta per primo un salto di 30 m dalla sezione ristretta (60 cm), nel quale risulta talvolta disagevole scendere lungo le scale fisse. Ci si affaccia quindi al pozzo più profondo dell’intera cavità: 53 m di verticale, inizialmente abbastanza stretto, ma con gli ultimi 30 m di ampia sezione.
In questo punto è stata attrezzata una palestra speleologica fissa, con 3 vie armate per tecniche “di sola corda” , utilizzata durante i corsi di speleologia.
Seguono quindi, in stretta successione, alcuni brevi pozzi di 13, 10, 6, 3, 2 e 6 m, tutti privi di concrezioni e spesso alquanto angusti. Il salto seguente presenta sulla sinistra una deviazione: un pozzo laterale che conduce anch’esso, quale seconda via, alla “Caverna Lindner”.
Si scende invece seguendo le attrezzature, per tre brevi pozzetti, fino a giungere al salto finale di 20 m. Questo tratto di cavità presenta, assieme alle attrezzature moderne, anche una buona parte di quelle lignee, risalenti ai lavori del 1913.
Si giunge così alla sommità sabbiosa della Caverna intitolata a A. F. Lindner.

4. La Caverna A. F. Lindner

(da 273 a 329 m di profondità)

La Caverna Lindner è un’enorme vano con il fondo formato da massi e consistenti accumuli sabbiosi.
Scesi dalle attrezzature fisse della ferrata è possibile vistare, in direzione Nord, il ramo conosciuto come “Galleria Beram”, che si prolunga per circa 50 m, con un dislivello di 15 m.Procedendo invece verso Sud ci si affaccia ben presto alla china sabbiosa che conduce, dopo una discesa di 56 m, alle acque del fiume Timavo.

Il percorso avviene lungo un tortuoso sentierino che si inoltra tra massi e roccette, con il fondo spesso scivoloso.
Si giunge così alle sponde del fiume: nel angolo Nord/Est è visibile l’ampio lago formato dal fiume nell’accedere alla caverna. Nella direzione opposta si apre invece il lago (di più ridotte dimensioni) corrispondente al sifone di uscita del Timavo. Il soffitto della caverna ha un’altezza che varia da 30 m a 60 m.
Lungo la volta sono riconoscibili alti camini ascendenti e oscure bocche dalle quali, nei periodi di maggiore piovosità, fuoriescono consistenti arrivi d’acqua.

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5. Il lago E. Boegan ed il fiume Timavo

(da 329 a 350 m di profondità)

Nell’angolo Nord/Est della Caverna Lindner si apre il basso portale di accesso al vasto lago formato dal Timavo.
Per procedere sulle oscure acque del fiume bisogna utilizzare un canotto, per oltre 90 m. Il lago è largo da 15 a 30 m ed il soffitto (nel quale si aprono brevi camini ascendenti), si trova ad un’altezza media di 10 m slm. 

All’estremità del lago si apre il sifone di entrata del fiume. Questo passaggio èriservato solamente a pochi esperti di speleosubacquea. La prima esplorazione risale all’anno 1953, mentre altre visite si sono avute negli anni 1962, 1977, 1990, 1991 e 1993.
I subacquei, dopo circa 50 m di immersione, sono riemersi in una vasta caverna allagata, denominata lago E. Boegan. Non è stato però possibile identificare ulteriori prosecuzioni del fiume.
Nelle esplorazioni seguenti, è stato accertato come la morfologia di questi ambienti allagati sia alquanto complessa, con lame di roccia, massi e passaggi paralleli tali da rendere problematiche le future esplorazioni del sifone.
La massima profondità raggiunta dagli speleosub in immersione è stata di 21 m, tale da portare la profondità massima della cavità a 350 m.

Come arrivare all' Abisso di Trebiciano

Arrivando dall’autostrada uscite a Padriciano. A questo punto dovete reinmettervi in autostrada nel senso opposto, utilizzate il sottopasso dello svincolo; dopo un paio di chilometri troverete l’uscita Trebiciano. All’incrocio con la strada provinciale, svoltate a destra e vi troverete in paese. Passate le prime case, svoltate a sinistra alla prima traversale. La seconda traversa è identificabile da una fontanella pubblica. Tenetevi sempre sulla strada che interseca la strada provinciale, senza piegare a destra, ed attraversate la borgata sino a giungere ad un ampio spiazzo nel quale parcheggiate la macchina. 

Attenzione: anche se la strada prosegue asfaltata, vige un divieto di transito che prevede sanzioni ai trasgressori.

Da qui proseguite quindi a piedi per 1200 metri sino a giungere alla Stazione sperimentale ipogea, adatta ad accogliere i visitatori e fornire notizie sulla grotta e sull’ambiente circostante. Dopo ulteriori 500 metri, raggiungerete l’Abisso.

La grotta è visitabile gratuitamente la prima domenica di ogni mese, preavvisando il responsabile:

Sergio Dambrosi

Mail: sastrieste.it@gmail.com
Tel: 040-351153  (ore serali).

Regolamento per la visita all'Abisso

L’Abisso di Trebiciano non è  considerabile una grotta turistica nell’accezione del termine e non sono quindi previste escursioni con accompagnatori o guide. 

  • La visita è consigliabile a speleologi o a escursionisti che abbiano una buona esperienza su vie ferrate. 
  • Si chiede che ogni partecipante sia dotato di apposita longe con dissipatore da ferrata ed illuminazione a led (non è gradita la lampada a carburo).
  • La cavità richiede esperienza, attrezzatura, preparazione tecnica e una buona resistenza fisica. Bisogna infatti essere in grado di scendere per 329 metri, visitare la caverna, che è di dimensioni ragguardevoli, e risalire.
  • Raccomandiamo ai visitatori di essere alla Stazione Sperimentale Ipogea entro le ore 9:00.  La visita può durare parecchie ore ed un ingresso tardivo ci obbligherebbe a rimanere sul posto per tutta la giornata.