Speleovivarium

Speleobiologia e divulgazione scientifica

Logo dello Speleovivarium di Trieste

Lo Speleovivarium Erwin Pichl

Mappa dello Speleovivarium di Trieste

Informazioni

Orari:

Da Ottobre a Giugno 

Si comunica il museo osserverà un periodo di chiusura. Le consuete aperture domenicali sono sospese. Sarà possibile visitare il museo su prenotazione.

Per informazioni e per prenotare visite guidate o fuori orario:

 speleovivarium@email.it

 

Visita la pagina Facebook

Visita il Sito Ufficiale

Per le Scuole:

 ascuolainmuseo@gmail.com

+39 3202753277, +39 3394580197

www.ecothema.it

Lo Speleovivarium si trova in
Via Guido Reni 2/c, a Trieste (raggiungibile tramite le linee urbane autobus n. 8 e 9).

Logo dello Speleovivarium di Trieste

Il Museo

Lo Speleovivarium è una realtà museale didattica dedicata alla speleobiologia, alla speleologia ed alla conoscenza della fauna ipogea.
Dal 1995 è riconosciuto come Museo Minore dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

L’attività divulgativa è rivolta agli studenti delle scuole con laboratori dedicati, alla fruizione turistica, alla cittadinanza curiosa, e a chiunque voglia conoscere più da vicino il mondo del sottosuolo.

La struttura è in costante evoluzione: ogni anno vengono aggiunte nuove sezioni e sale, e vengono ampliati gli argomenti trattati, le collezioni presenti .

Didattica e Scuole

VISITA
AL MUSEO

Visita Guidata
dell’intero museo 

Gli studenti parteciperanno ad esperimenti, giochi ed esercitazioni che rendono la visita al museo interattiva oltre che
ricca di contenuti.
Gli argomenti trattati sono la Biospeleologia – ossia la vita delle grotte e del suolo – la formazione delle grotte, il carsismo e nozioni di geologia.
La visita si conclude con la proiezione di un documentario sul misterioso
mondo delle grotte.

GLI ABITANTI DEL SOTTOSUOLO

Un contatto con i misteriosi 
abitanti del sottosuolo

La visita al Museo in questo caso si sofferma maggiormente sulla Biologia delle grotte e del suolo. Gli studenti potranno così scoprire l’ecosistema sotterraneo, gli incredibili adattamenti evolutivi all’ambiente cavernicolo. Il contatto diretto con gli animali allevati al museo rendono l’esperienza unica ed interessante. La visita si conclude con la proiezione di un documentario.

VIAGGIO NELLA TERRA: SUOLO E SOTTOSUOLO

Un escursus di geologia e sulla vita
nel suolo e nel sottosuolo. 

Esperimenti con l’acqua per capire pressione e portata, stratigrafia e permeabilità dei diversi tipi di suolo, plastici sull’idrologia del Carso, nozioni sulla differenza tra suoli carsici e non, il fenomeno del Carsismo e l’idrologia carsica (vasi comunicanti, doline soffianti, piene inverse, pressione e portata, circolazione delle acque). Particolare attenzione sarà posta nel promuovere comportamenti sostenibili per la tutela del Carso, quali ad esempio la riduzione della produzione di rifiuti e il consumo delle risorse idriche. 

L’ACQUA: UNA RISORSA DA PRESERVARE

Visita interattiva e laboratoriale
sulla risorsa dell’acqua

Attraverso esperimenti plastici, gli studenti comprenderanno come l’acqua modella e modifica il suolo e il sottosuolo, permettendo l’esistenza della vita anche al buio.  Saranno introdotti al fenomeno del carsismo e dell’ipocarsismo, in particolare la permeabilità dei suoli e le azioni che l’acqua ha sopra e sotto il suolo, portando alla formazione delle grotte.
L’obiettivo è quello di promuovere la consapevolezza nell’uso della risorsa idrica e della vulnerabilità dei sistemi idrici
nelle zone carsiche.

IL MUSEO
VIENE A SCUOLA

Il nostro
laboratorio viaggiante

Gli operatori della SAS portano tutto l’occorrente per installare un laboratorio nel cortile della scuola. Ci saranno plastici sull’idrologia del Carso e sui terreni permeabili e impermeabili, giochi con l’acqua per capire pressione e portata, reperti ed oggetti tridimensionali per comprendere il rapporto tra
elementi biotici ed abiotici. Gli studenti partecipano a numerosi esperimenti e giochi, ed eseguono semplici compiti.

 Argomenti: il suolo, il sottosuolo, la vita del sottosuolo e gli adattamenti al buio, l’idrografia carsica e i problemi ecologici del suolo (inquinamento, rifiuti, cemento, ecc.).

Al laboratorio possono partecipare dalle 3 classi fino ad un massimo di 4, con un’ora per ogni classe.

AVVICINAMENTO ALLE CAVITA’ ARTIFICIALI

  Per scuole secondarie 
di primo e secondo grado

Far conoscere la presenza nel sottosuolo di opere storiche che testimoniano le attività e le vicende dei secoli passati. Introdurre il tema delle cavità artificiali, delle tipologie possibili, delle varie modalità costruttive e delle tecniche documentative oggi utilizzate. Precisare l’importanza di una tutela delle cavità, evidenziando la possibile pericolosità delle stesse se affrontate senza la dovuta preparazione.
La storia della sezione CA della SAS.

La visita permetterà di vedere immagini delle opere sotterranee cittadine e di visitare, alla luce delle torce, un tratto ancora intatto di un rifugio antiaereo.

A cura di Paolo Guglia
Mail: gugliapa@tin.it
 Tel: 3355415368

Proteo 2

Cos'è la Speleobiolgia

Mentre per il profano dell’ambiente sotterraneo entrare in una grotta può rappresentare un mistero ed un’incognita, per la maggior parte dei frequentatori dell’ambiente ipogeo, l’esplorazione delle grotte è quasi sempre sinonimo di attività fisica mirata al raggiungimento di obiettivi, quali record di profondità o di sviluppo, mediante tecniche che richiedono una preparazione fisico-atletica, psicologica e morale.
Molte volte il solo sospetto, o l’intuizione di poter raggiungere la massima profondità o di poter percorrere nuove diramazioni, porta a notevoli sacrifici di adattamento ad ambienti particolarmente ostici quali pozzi, gallerie, cunicoli, meandri e strettoie, spesso collegate tra loro da fiumi, laghi, sifoni o cascate. 

Questa attività principalmente sportiva, che generalmente contraddistingue a prima fase di formazione di qualsiasi speleologo, può evolversi ed ampliarsi successivamente in un’attività dedicata all’esplorazione scientifica e naturalistica dell’ambiente sotterraneo nei suoi molteplici aspetti: il rilievo topografico e fotografico, lo schema geologico e geomorfologico o lo studio delle forme di vita presenti. Tutte attività che richiedono, oltre alle capacità tecnico-sportive, anche quelle peculiari delle singole discipline.

LA SPELEOLOGIA BIOLOGICA O “BIOSPELEOLOGIA”

Tra le attività scientifico-naturalistiche che possono essere svolte nell’ambiente ipogeo, la Biospeologia (deformazione accettata e di uso corrente del più esatto termine Speleobiologia), è senz’altro quella che tra le altre più affascina il profano e più colpisce l’immaginario collettivo.

La Speleobiologia è la disciplina che studia le forme di vita nelle grotte e nelle acque sotterranee, e l’evoluzione delle specie.
Si può distinguere ulteriormente traa speleobotanica (che studia le forme vegetali)  e speleozoologia (che studia le forme animali).

A sua volta la Speleobiologia coinvolge altre discipline quali ad esempio Biogeografia, Ecologia ed Etologia.

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Il Proteo

 

 

Il Proteo (Proteus anguinus) è un Anfibio Urodelo tipicamente troglobio, seppure raro, è presente in alcune cavità del Carso Triestino, delle aree carsiche slovene e dell’entroterra dalmato.

Esclusivamente acquatico è sensibile alle variazioni ambientali, è minacciato sia dall’inquinamento delle acque sotterranee, sia da catture indiscriminate a scopo di lucro.

Già nel 1949 l’allora Jugoslavia emanò una rigida normativa di tutela del Proteo, che per lungo tempo non trovò  riscontro in analoghi provvedimenti da parte italiana. Nella seconda metà degli anni ’70 emerse  l’esigenza di un programma per la sua tutela.  

Le necessità di proteggere, studiare e  allevare e riprodurre il Proteo in cattività per poi poterlo reintrodurre nelle cavità, portarono ad un progetto per la realizzazione di un ambiente idoneo a ricreare le sue condizioni di vita ottimali. L’inquinamento della falda acquifera negli anni 80 era molto elevato.

Era necessario raggiungere due condizioni:

  • Un ambiente il più vicino possibile a quello naturale, tranquillo ma comodo per la manutenzione
  • La possibilità di  poter esporre alcuni esemplari al pubblico, per favorirne lo studio e sensibilizzare l’opinione pubblica.

Uno primo tentativo fu effettuato agli inizi degli anni ’80 con l’immissione di alcuni esemplari in vasche appositamente allestite in una cavernetta a quota -50 m. nella Abisso di Trebiciano  (poi denominata “Caverna dei Protei”). Il secondo tentativo fu fatto allo Speleovivarium da parte di Erwin Pichl.

Lo studio coniugato alla  divulgazione delle conoscenze ha sensibilizzato l’opinione pubblica e la politica verso la tutela dell’ambiente come patrimonio della collettività. La predisposizione di adeguati protocolli come la convenzione di Ramsar per le zone umide, e la convenzione di Berna 1979 per la conservazione della vita selvatica sono state le premesse per lo sviluppo di specifici quadri normativi di tutela e di una nuova sensibilità.

Proteus anguinus è inserito nella lista rossa IUNCN classificato come vulnerabile,  è considerato specie “prioritaria” dalla direttiva “habitat”92/43 CEE della comunità europea bisognoso di una protezione rigorosa, le leggi nazionali (DPR 357/97) e le norme regionali  (3 apr. 2007, N°9 FVG) oltre all’istituzione di aree protette  sottolineano una crescente attenzione per la tutela dell’ambiente.  

La Storia dello Speleovivarium

Era la seconda metà degli anni settanta quando la crescente pressione umana sui delicati ecosistemi sotterranei del Carso Triestino fece emergere l’esigenza di poter studiare la flora e la fauna delle grotte (tra cui il raro e delicato Proteo) al di fuori del loro ambiente naturale.

Tale scelta, oltre al bisogno di allevare e riprodurre quest’urodelo in cattività per studiarne la biologia e pianificarne la reintroduzione, era dettata dal bisogno di far conoscere al grande pubblico il più vasto settore della speleobiologia. Tale disciplina era infatti di difficile accesso alla maggior parte dei ricercatori, per via della complessità delle tecniche di esplorazione necessarie per affrontare in sicurezza la visita alle cavità naturali.

La sfida venne raccolta dalla Società Adriatica di Speleologia che iniziò così gli studi e le ricerche volti a realizzare l’ambizioso progetto.

Il primo esperimento, in una cavernetta alla profondità di circa 50 metri nell’Abisso di Trebiciano, venne presto abbandonato per via delle difficoltà di accesso.

Apparve quindi chiaro che per avere successo il progetto necessitava di un ambiente dalle condizioni climatiche quanto più possibile simili a quelle naturali ma al contempo di facile accessibilità, per consentire l’opera di  divulgazione e sensibilizzazione ecologica.

La collocazione ideale venne infine trovata in un vecchio rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale, il cui massiccio ingresso fortificato domina tutt’ora 
via Guido Reni. Tutti i parametri fisici (temperatura, umidità ed insonorizzazione) si presentavano sorprendentemente simili a quelli delle cavità naturali, e così pure la loro stabilità nell’arco dell’anno. Si procedette quindi all’acquisizione del complesso, alla sua bonifica ed al rilievo, da cui risultò uno sviluppo orizzontale complessivo di circa 600 m.

La struttura originariamente ospitava solamente alcune grandi vasche in cemento, in cui si iniziò l’allevamento del Proteus anguinus.

Dietro la spinta del direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste e di altri studiosi ed appassionati, nel 1989 iniziarono i lavori di adattamento della galleria che si sarebbe trasformata in quello che è oggi lo Speleovivarium. Dopo lunghi ed impegnativi lavori di adattamento, nel Gennaio 1990 lo Speleovivarium apriva finalmente al pubblico.

La parte iniziale della galleria che fu suddivisa in due parti: 

  • Il Centro Visite, per l’esposizione della fauna ipogea del Carso triestino all’interno di in acquari, paludari e terrari, dotati della più moderna attrezzatura tecnica.
  • La Stazione Biologica,  attrezzata con ampie vasche dotate di un efficace sistema di pompaggio e filtraggio dell’acqua, per l’allevamento del Proteo.

L’immediato successo riscontrato, unito alla grande disponibilità di spazio, fu di stimolo all’espansione del settore espositivo. Guidati da Erwin Pichl, responsabile del museo ed ispiratore del progetto, i volontari della Società Adriatica di Speleologia hanno progressivamente ampliato l’area espositiva, ed oggi questa struttura si presenta come una realtà museale unica nel suo genere. 
Nel 1995 la struttura ottiene, con grande soddisfazione, il riconoscimento quale Museo Minore dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. 

Tutt’ora  in continua evoluzione, lo Speleovivarium è attualmente costituito, oltre che dai primi nuclei dedicati alla Biospeleologia ed alla Speleobotanica, rivisti e adeguati alle mutate sensibilità per l’ambiente, anche da esposizioni relative ai fenomeni biologici della realtà carsica in generale, in particolare quella del Carso Triestino.

Le materie oggi trattate dal museo coprono:

  • Mineralogia
  • Paleontologia (fossili vegetali ed animali)
  • Geomorfologia (forme epigee ed ipogee)
  • Storia della speleologia (soprattutto locale)
  • Le cavità più celebri del Carso Triestino
  • L’evoluzione dell’attrezzatura speleologica
  • La Speleologia Urbana
  • L’iconografia Speleologica (raccolta di stampe sul tema).

Il museo si completa con una sala conferenze, capace di una cinquantina di posti a sedere, dotata di  apparecchiature per la proiezione in dissolvenza incrociata di diapositive e di videoproiezione.

Con l’anno 2013, la struttura didattico/museale di via Reni prende ufficialmente la denominazione di Speleovivarium Erwin Pichl.

 Visita il sito ufficiale dello Speleovivarium.

Visita la pagina Facebook del Museo

Erwin Pichl allo Speleovivarium
Erwin Pichl