Articoli e recensioni sul libro “Sotterranei della città di Trieste”

Libro della Lint alla Minerva Misteri della città sotterranea tra cunicoli, gallerie e rifugi

“ Il Piccolo” 12 dicembre 2001

Esiste una Trieste ancora da scoprire costituita da un paesaggio nascosto fatto da cavità, cunicoli, strade, gallerie, camere segrete e rifugi antiaerei.
Una Trieste misteriosa che sta lentamente emergendo grazie al lavoro della società Adriatica di speleologia, sezione di speleologia urbana, un gruppo che da lustri sta orientando le sue indagini entro il fitto reticolo sotterraneo della città. Il lavoro di esplorazione della speleologia urbana è stato assemblato ora in un ricco volume edito dalla Lint intitolato «Sotterranei della città di Trieste», curato da Paolo Guglia, Armando Halupca ed Enrico Halupca. 352 pagine corredate da 450 fotografie, un lavoro che rappresenta ben più di un semplice tomo dal sapore di strenna natalizia ma che riflette le ricerche e risultati di quello che può definirsi una sorta di vero catasto illustrato delle cavità artificiali della città. «Sotterranei della città di Trieste» scandaglia 158 siti, legati all’area urbana e alla prima periferia di Trieste esplorati dal 1984, anno delle prime incursioni pioneristiche delal speleologia urbana. Ma in più di 15 anni il settore della speleologia di Trieste ha contribuito alla stesura di una mappa di Trieste formulata secondo nuovi dettami culturali, storici e scientifici. Il libro edito dalla Lint si avvale di sette capitoli: il mondo sotterraneo di Trieste, come i canali acquiferi, i rifugi di guerra l’acquedotto teresiano, il castello di San Giusto, le gallerie stradali e ferroviarie e i più mistecheggianti sentieri sotterranei delle sedi religiose.
«Un viaggio pluritematico – ha sottolineato Sergio Dolce, direttore del Museo di storia naturale di Trieste nel corso della presentazione del libro avvenuta ieri nella sede della libreria Minerva, un lavoro dai contorni storici e scientifici ma che non ignora nel contempo un tratto molto importante, quello della fantasia e degli aspetti leggendarie – ha aggiunto Dolce – legati a una città sotterranea ancora tutta da scoprire».
(Francesco Cardella)

Lint pubblica un volume che racconta i sotterranei della città L’altra Trieste, sotto i nostri piedi. I misteri della Camera Rossa. Ombre naziste nella Kleine Berlin

“ Il Piccolo” 2 dicembre 2001, Rubrica cultura e spettacoli

Trieste calpesta ogni giorno il suo «doppio», ma non lo sa. Come in una fiaba tenebrosa, la città che espone alla luce del sole il Castello di San Giusto e i più bei palazzi in riva al mare, convive con un’altra città, dimenticata, sepolta nel buio, abitata dal popolo delle grotte e dall’umidità. La città dei sotterranei, dei cunicoli scavati nel corso di parecchi secoli.
Un reticolo di gallerie, di stretti pertugi, di ampi tunnel, di passaggi segreti, serpeggia sotto gran parte di Trieste. E da sempre, sulla parte oscura della città, circolano le leggende più incredibili. Una, la più famosa, parla di una Camera Rossa, posta sotto la chiesa dei gesuiti, meglio conosciuta con il nome di Santa Maria Maggiore, che sarebbe servita al Tribunale dell’Inquisizione per giudicare gli eretici. E, dopo averli sottoposti a torture inimmaginabili, condannarli a soggiornare in minuscole celle.
Una storiazza da far accapponare la pelle. Uno splendido soggetto da reinventare, come hanno fatto Alfredo Castelli e il disegnatore triestino Franco Devescovi nell’avventura a fumetti di Martin Mystère intitolata proprio «La Camera Rossa». Ma sono soltanto leggende? Se lo sono chiesto tre appassionati di speleologia: Paolo Guglia, Armando Halupca e Enrico Halupca. Che, dopo anni di ricerche sul posto, coadiuvati da molti altri iscritti alla Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia, hanno messo assieme un mastodontico e affascinante volume sui «Sotterranei di Trieste» (pagg. 352, lire 65 mila), in libreria dalla prossima settimana pubblicato dalla Lint. Con linguaggio un po’ burocratico, gli autori definiscono il loro volume, straripante di suggestive fotografie, «catasto illustrato» delle cavità artificiali. E hanno ragione. Perchè anche chi solo lontanamente s’è occupato di gallerie e di sotterranei triestini resterà a bocca aperta scoprendo che, magari di fronte al portone di casa, o nelle cantine del palazzo in cui abita, si cela un pertugio che porta dritto dentro il ventre misterioso di Trieste.
Ma, in realtà, questo libro è molto di più. È un lungo viaggio in un mondo che la stragrande maggioranza dei triestini non vedrà mai con i propri occhi. È un salto oltre il confine di cemento armato che divide la città visibile da quella invisibile. Ed è, al tempo stesso, una testimonianza capace di ridimensionare tante chiacchiere fiorite nel corso dei secoli. Per esempio, la mitica Camera Rossa sembra non essere mai esistita. E la Kleine Berlin non è un labirinto infinito dove, forse, si annidano ancora i fantasmi di qualche nazista intenzionato a non rassegnarsi al crollo del Terzo Reich.
Sotto Trieste si intersecano ragnatele di sogni diversi. Ci sono le gallerie costruite per quella che era il vanto della città al tempo dell’Impero austro-ungarico: ovvero, l’acquedotto teresiano. E, accanto a questo imponente progetto, si schiera un’altra serie di opere idrauliche: pozzi, cisterne, canali per raccogliere l’acqua di sorgente. Non mancano le gallerie ferroviarie, molto spesso abbandonate e chiuse, quelle stradali e pedonali.
Ma la parte maggiore dei Sotterranei di Trieste è costituita dalle gallerie antiaeree. E in questo groviera di cunicoli è posta la Kleine Berlin, un rifugio costruito dai nazisti, con incredibile dispiegamento di uomini, per collegare la zona di Gretta con le cantine del Tribunale. Una vera e propria fortezza sotterranea che permetteva agli uomini di muoversi nel ventre della città in silenzio e segretezza, senza essere visti da nessuno. E che, probabilmente, era stata ideata per resistere a lungo in caso di attacchi imprevisti.
Del mistero della Camera Rossa resta soltanto un pugno di nomi suggestivi. Quelli della Torre del Silenzio, del Pozzo della Anime, che, nei meandri nascosti di Santa Maria Maggiore, non conducono alla favoleggiata sala di tortura e inquisizione. Per fortuna.
(Alessandro Mezzena Lona)

Sotterranei della città di Trieste

www.borntowalk.it, 15 gennaio 2002:

Paolo Guglia, Armando Halupca e Enrico Halupca sono gli autori di un ottimo libro sul mondo ipogeo che si estende sotto la città di Trieste: “Sotterranei della città di Trieste” (Trieste, ed. Lint, 2001, 350 pp., redazione@linteditoriale.com Euro 33,57). Si tratta di un vero e proprio catasto illustrato delle cavità artificiali, con allegata la planimetria della città e la posizione e sviluppo dei cunicoli. Il patrimonio storico-culturale che si stende sotto le nostre città è poco noto, spesso del tutto sconosciuto. Sotto terra si possono trovare: opere idrauliche (di regimazione e bonifica, di captazione, di trasporto, cisterne, pozzi, opere di presa e fognature), opere insediative (stabili, temporanee e rifugi, necropoli e luoghi di culto, opere difensive) e opere di vario genere (cave e miniere, gallerie di trasporto e camminamenti militari, opifici, magazzini, stalle e altro). Questa lacuna genera in molti casi alcune gustose leggende metropolitane: dai sotterranei della tal chiesa parte un cunicolo che attraversa tutta la città e dopo decine di chilometri sbuca in aperta campagna… Oppure è causa di drammatici incidenti: sprofondamento del manto stradale e crollo di palazzi, causati dall’imperizia dei progettisti e costruttori che non tengono in considerazione gli ambienti ipogei urbani: Napoli e Roma, sono frequentemente interessate da questi eventi. Per questi motivi e molti altri il libro sui sotterranei triestini, frutto del lavoro della Sezione di speleologia urbana della Società adriatica di speleologia, è un ottimo esempio di come possono essere messe a disposizione della comunità e della storia cittadina, le potenzialità e l’esperienza degli speleologi. Il lavoro di Halupca e Guglia prende in considerazione l’acquedotto teresiano costruito a metà XVIII secolo; cisterne e pozzi dall’epoca romana in poi; i torrenti che vennero coperti nel corso del XIX secolo; i sotterranei della Chiesa dei Gesuiti e del Castello di San Giusto; i bunker e le gallerie antiaeree risalenti alla seconda guerra mondiale, con la famosa Kleine Berlin: un esteso complesso sotterraneo realizzato dai soldati tedeschi. Nel corso delle esplorazioni sono stati ritrovati reperti archeologici, e sono state effettuate osservazioni scientifiche sulla fauna e sui depositi chimici che nel corso degli anni hanno ridato un aspetto “naturale” a queste cavità scavate dall’uomo.
(Riccardo Decarli)

“Sotterranei della città di Trieste” della LINT. Per scendere in profondità, un catasto illustrato delle cavità artificiali triestine

“Vita Nuova”, Rubrica  Cultura, 21 dicembre 2001:

Il libro “Sotterranei della città di Trieste” di Paolo Guglia, Armando Halupca e Enrico Halupca (LINT, dicembre 2001, 352 pagine, con 450 fotografie, 180 disegni e una mappa di Trieste 70×100 cm, euro 33,57 – lire 65.000) è senza dubbio il volume più accurato e aggiornato attualmente disponibile in libreria per chi si interessa di sotterranei e cavità artificiali. Ma non è solo questo. Nell’intento degli autori il volume avrebbe dovuto rappresentare un “catasto illustrato” delle cavità artificiali di Trieste, idealmente ispirato al notissimo “Duemila Grotte” di Bertarelli e Boegan che formò generazioni e generazioni di speleologi triestini, ma in realtà, attraverso i numerosi box esplicativi e la ricca documentazione di appoggio, ci si ritrova nelle mani un testo non solo tecnico, ma di facile consultazione che parla anche della storia di Trieste, dal medioevo, al settecento, alla seconda guerra mondiale. Le 7 sezioni tematiche che compongono il libro (1. Il vanto della Trieste imperiale: l’acquedotto teresiano 2. Altre opere idrauliche: sorgenti, pozzi e cisterne 3. I torrenti coperti 4. I misteriosi sotterranei dei Gesuiti 5. Il castello di San Giusto 6. Sotterranei di guerra: bunker e gallerie antiaeree 7. Cavità artificiali varie: le gallerie ferroviarie e stradali) sono introdotte ciascuna da un breve capitolo esplicativo che esplicita esaurientemente l’argomento, senza mai appesantirsi in una dotta erudizione, e lasciando spazio per le dettagliate schede seguenti che elencano nei dettagli tutte le cavità artificiali presenti nel territorio di Trieste.
E ce ne sono davvero tante. In 17 anni di attività la Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia diretta da Armando Halupca è riuscita a fare “un bel bottino” di esplorazioni e descrizioni di sotterranei cittadini che adesso vengono divulgate in una bella veste editoriale degna di nota.

Sotterranei della città di Trieste

“La Gazzetta dello Speleologo”, numero 61 – dicembre 2001

A distanza di tredici anni dalla pubblicazione de I Sotterranei di Trieste (edizioni Italo Svevo – 1988), esce in occasione delle festività natalizie questo ponderoso volume che farà la felicità degli appassionati di speleologia urbana. Gli autori del primo libro, Paolo Guglia ed Enrico Halupca, con l’aggiunta questa volta di Armando Halupca, hanno dato il meglio di sè stessi per produrre un volume che non fosse solo una semplice ristampa, magari arricchita da qualche aggiornamento; altrimenti non si spiegherebbero le 352 pagine opposte alle sole 204 della prima edizione. Sono ben 450 le fotografie che arricchiscono il testo, con un’unica pecca: quella di essere tutte rigorosamente in bianco e nero. Ed è un vero peccato perchè, come dimostra l’immagine a colori in copertina, non è certo l’abilità fotografica che manca ai due Halupca. Oggetto del volume sono i 158 vani, individuati dalla sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia a partire dal 1984 nell’area urbana di Trieste e nei suoi immediati dintorni, suddivisi in sette sezioni tematiche: acquedotto teresiano, altre opere idrauliche, i torrenti coperti, i sotterranei dei Gesuiti, il Castello di San Giusto, i sotterranei di guerra e cavità artificiali varie. Di ogni vano vengono forniti il rilievo, i dati essenziali, una descrizione e la relativa bibliografia, sì da rendere l’opera una sorta di catasto illustrato delle cavità artificiali della provincia di Trieste. In allegato al volume viene inoltre fornita una grande mappa della città in formato 70×100, ricavata da una fotografia aerea dall’IGM, con sopra riprodotte le planimetrie in scala di tutte le cavità oggetto del libro.
(MK)

Vai alla sezione Biblioteca dove sono elencate tutte le nostre pubblicazioni scaricabili.

Vai alla pagina delle pubblicazioni riguardanti le Cavità Artificiali.