Con il contributo di Tatiana Crivilliè, Paolo Guglia, Alberto Maizan, Giuseppe Masarin, Francesca Midena, Piero Slama
Il Quaderno di Speleologia Urbana n. 1/2011 inaugura una serie di pubblicazioni che, con cadenza semestrale, intendono presentare l’attività in cavità artificiali svolta dalla Società Adriatica di Speleologia.
Questo primo numero riguarda l’area della baia di Sistiana situata in provincia di Trieste. Questa zona, interessata da interventi antropici sin dall’epoca dei castellieri, è stata utilizzata per secoli come cava di calcare ed in seguito fortificata durante i due conflitti mondiali. In questi luoghi, ormai da decenni, la realtà e la leggenda si inseguono.
Non c’è dubbio che il luogo sia suggestivo: oltre ad essere presenti decine di cavità artificiali, è accertato che durante la seconda guerra mondiale vi fu insediata, da parte tedesca, una base sommergibilistica. Si dice però che lo sviluppo ipogeo di questa base fosse molto più esteso di quanto ora visibile, con grandi caverne, collegamenti sotterranei e sommergibili abbandonati alla fine del conflitto… Tuttavia, buona parte degli accessi sarebbero ora inaccessibili, poiché fatti franare dall’esercito tedesco in ritirata. Da anni la Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia esegue ricerche in quest’area, per discernere la realtà dalle leggende, analizzare con taglio scientifico le cavità artificiali presenti ed individuare la possibile presenza di spazi ipogei ancora sconosciuti.

Questo Quaderno di Speleologia Urbana documenta più di 30 cavità artificiali e naturali presenti in baia, con una serie di schede, rilievi e fotografie. Mediante un’analisi delle caratteristiche morfologiche e strutturali e con l’integrazione di dati storici, ipotizza inoltre il periodo di scavo della cavità. Una peculiarità di questo studio è la presentazione dell’analisi dei fori da mina, una metodologia innovativa di studio delle cavità artificiali scavate con esplosivo. Questo metodo è basato sulla misura di alcune caratteristiche dei fori riscontrabili sul contorno del cavo, finalizzata a individuare gruppi omogenei di cavità e determinare le epoche di scavo, la tecnica utilizzata ed il succedersi di interventi in periodi differenti.
I risultati dello studio sconfessano alcune delle leggende sorte su quest’area, aprono nuove chiavi interpretative delle cavità presenti e si pongono come una base per ulteriori progetti di studio nell’area.