Prime esplorazioni subacquee negli anni ’50
Le prime esplorazioni speleosubacquee dei sifoni dell’abisso di Trebiciano risalgono agli anni 1952/53. Furono avviate dagli uomini dell’allora Sezione Geo-speleologica della Società Adriatica di Scienze (ora Società Adriatica di Speleologia), capitanati dal prof. Walter Maucci e Stefano Bartoli.
Fu un’esplorazione pionieristica, affrontata ai limiti dell’incolumità personale, utilizzando materiali rudimentali (respiratori ARO di derivazione militare), con incidenti e tragedie sfiorate. Ma nonostante le difficoltà, si raggiunse il risultato voluto: nella notte del 3 agosto 1953 W. Maucci e S. Bartoli riuscirono a superare il sifone di entrata del fiume Timavo, all’interno nella Caverna Lindner. Per fare ciò attraversarono circa 60 m di passaggi allagati, raggiungendo una vasta caverna allagata a cui diedero il nome di lago Boegan.
Si trattò, allora, del record mondiale per quanto riguardava la lunghezza del sifone esplorato.
Per approfondire le esplorazioni “storiche” al sifone del fiume Timavo nell’Abisso di Trebiciano visitate la pagina dedicata all’Operazione Corsaro.
Primo forzamento del sifone di entrata del fiume Timavo – Esplorazioni del 1952/53.
Secondo forzamento del sifone di entrata del fiume Timavo – Esplorazioni del 1977 (Foto Halupca).
Gli speleosub si preparano all’immersione – Esplorazioni del 1977 (Foto Halupca)
Passarono molti anni prima che il problema venisse affrontato nuovamente con l’utilizzo di attrezzature più sofisticate (ARA). Tranne alcune sporadiche immersioni, bisogna aspettare circa venticinque anni per vedere nuovamente gli speleosub nei sifoni dell’Abisso di Trebiciano.
Esplorazioni subacquee negli anni ’70
Nel luglio del 1977 una squadra di 15 uomini della Società Adriatica di Speleologia tornò ad esplorare il sifone d’entrata, completando le perlustrazioni e redigendo un accurato rilievo topografico delle parti sommerse. Gli speleosub G. Crevatin e P. Martellani, raggiunto nuovamente il lago Boegan, sondarono accuratamente tutte le pareti della caverna, pur non trovando alcuna prosecuzione praticabile.
Anche questa seconda spedizione, pur aggiungendo importanti dati alla conoscenza del corso ipogeo del Timavo, non identificava il corso principale di entrata del fiume, e lasciava aperte le prospettive ad ulteriori future ricerche.
Seguirà qualche ulteriore visita (Gabriele Crevatin – SAS, Alessio Fabbricatore – CGEB, Spartaco Savio – CGEB e Guido Solazzi – CGEB), ma nulla di nuovo sarà scoperto.
Il Timavo Project negli anni ’90
Un’altra fase, è stata quella del Timavo Project, ciclo d’immersioni coordinato dalla Società Adriatica di Speleologia e dalla Società Alpina delle Giulie (CGEB). Negli anni 1991/93 si sono susseguite una serie di ricognizioni ai tre rami delle risorgive e, con il lavoro affiatato di varie squadre italiane, svizzere, cecoslovacche e francesi, è stato possibile collegare le stesse risorgive a due grotte retrostanti (la Grotta del Timavo, n. 4583 VG e il Pozzo dei Colombi, n. 227 VG), per uno sviluppo totale di 1.969 m.
Molto interessante è stato il ritrovamento di un grande collettore (la Grande Frattura, alta 60 m e larga quasi 30 m) e il raggiungimento della profondità massima in immersione di 82 m, segno che le gallerie del Timavo ipogeo, nel loro ultimo tratto verso le risorgive, si sviluppano ben al di sotto del livello del mare.
Nel 1991 un’esplorazione subacquea ricognitiva nel sifone d’entrata del Timavo ha permesso di identificare una nuova via di prosecuzione, seguita fino alla riemersione in una caverna a pelo libero. Oltre questa caverna, è stata individuata e parzialmente sagolata un’ulteriore galleria sommersa.
Nell’ultimo anno di esplorazioni, il 1993, un gruppo di speleosub francesi capitanati da Bernard Gauche si è immerso anche nel sifone dell’Abisso di Trebiciano, ma i risultati raggiunti si sono rivelati alquanto vaghi: si è parlato di 200 m (forse anche 400) di nuovi passaggi in direzione sud, ma senza produrre un rilievo o una relazione più dettagliata. E’ rimasta solamente l’indicazione che, a monte del sifone, si dovrebbero sviluppare lunghe gallerie, ma senza avere una precisa idea di dove queste potessero avere inizio e di dove in realtà si dirigessero.
Nuove esplorazioni lungo i pozzi
Durante le numerose uscite effettuate nell’abisso in questi ultimi anni, avevamo notato che lungo i pozzi si aprivano varie imboccature di finestre che potevano dar adito ad ulteriori prosecuzioni, e molti camini da controllare accuratamente. Anche la caverna Lindner, secondo le nostre osservazioni, non era stata descritta con molta fedeltà nei vari rilievi esistenti, ed alcune direzioni dovevano essere sicuramente verificate.
Con l’installazione della “Ferrata Adriatica”, è stato possibile scendere con rapidità alle parti profonde dell’abisso, e ciò ha facilitato l’esplorazione attenta di tutte queste nuove prosecuzioni. In vari mesi di lavoro, sono stati esplorati nella parte verticale dell’abisso ben 25 pozzi secondari rispetto la via principale di discesa che, assieme alle varie cavernette laterali, ammontano ad uno sviluppo planimetrico di ben 333 m.
Progetto Beram
Durante le numerose uscite effettuate nell’abisso in questi ultimi anni, è stato possibile appurare che, in corrispondenza della galleria Beram, vi erano numerose possibilità di nuove prosecuzioni. Abbiamo così avviato un progetto di ricerca, denominato proprio Progetto Beram, che ha previsto l’analisi, l’esplorazione ed il rilevamento di questa parte della cavità.
Il Timavo System Exploration 2013 – 2018
A più di vent’anni di distanza dalle ultime esplorazioni, la Società Adriatica di Speleologia ha ridestato l’interesse verso uno dei più affascinanti e famosi misteri della speleosubacquea europea, riportando a Trieste una squadra di speleosub francesi della Fédération Française d’Études et de Sports Sous-marins (FFESMM) di Marsiglia.
Dal 2013 al 2018 il Timavo System Exploration si è ripetuto per 5 edizioni, evolvendosi in un programma internazionale di ampio respiro.
La prossima edizione si svolgerà nel 2020.
Leggi di più nella pagina dedicata ai progetti della SAS.