A cura di Marco Gubertini
Quando in Slovenia, nel bacino idrico del Timavo, piove molto, grandi quantità di acqua si inabissano a San Canziano e percorrono in profondità il Carso fino a raggiungere l’Abisso di Trebiciano, la grotta in cui più di 150 anni fa, cercando l’acqua potabile per la città di Trieste, Anton Frederich Lindner fece nascere la speleologia moderna.
Qui il fiume scorre alla profondità di 329 m, sul fondo di una vasta caverna alta più di 60 m. A causa delle piene, il livello dell’acqua si alza, allagando anche l’intero vano e creando un enorme lago, che scomparirà dopo qualche giorno. Durante la fase di crescita dell’acqua, fortissime correnti d’aria escono dall’ingresso della cavità. Tra il dicembre 2008 ed il gennaio 2009, la Società Adriatica di Speleologia ha avviato un particolare progetto: la prima esplorazione con canotti del lago sotterraneo creato dalla piena. Dopo un po’ di ricerche, sono state individuate alcune risalite, ossia prosecuzioni sul soffitto della caverna altrimenti irraggiungibili, ma con questo metodo finalmente esplorabili.

18 Dicembre 2008 – Immersi nel buio
Si scende lungo le scale metalliche dell’abisso di Trebiciano. Per una settimana ha piovuto costantemente e dalla botola soffia una forte corrente d’aria. Qualche giorno fa Rocco e Piero sono scesi, ma l’acqua del Timavo aveva riempito l’intera caverna e parte dei pozzi, rendendo impossibile l’uso dei canotti. Oggi, invece, arriva proprio alla base delle scalette metalliche. Con qualche difficoltà, riusciamo a gonfiare i canotti ed a scendere in acqua. Possiamo così illuminare, con il faro costruito da Sergio, il lago che si apre nell’oscurità: è enorme! E l’eco delle nostre voci riverbera per molti secondi tra le pareti della caverna. Attracchiamo a quella che ora è la spiaggetta presso l’imbocco della galleria Beram, e mentre Fulvio a terra prepara il materiale, partiamo all’esplorazione. In un canotto ci sono Piero, Marco ed il sottoscritto, nell’altro Lorenzo, Alby e Beppe. Al largo il soffitto del cavernone si abbassa, e riusciamo finalmente a toccarlo. Poi individuiamo una risalita, che Piero affronta con successo, mentre noi lo assicuriamo dal canotto. Dopo una decina di metri in salita, il vano prosegue orizzontalmente per altri cinque, e poi chiude. Ma non finisce qua.

21 Dicembre 2008 – Gorghi e spiragli
Sono passati tre giorni ed ora dalla botola d’ingresso l’aria viene aspirata: questo significa che l’acqua sta scendendo. Torniamo sul fondo, ancora una volta con i canotti, per controllare le possibili risalite che la volta scorsa risultavano sommerse. Oggi gli esploratori siamo Piero, Rocco, Alby ed io. Arrivati nel cavernone, scendiamo fino a raggiungere l’acqua: è scesa di una ventina di metri, ma è ancora molto alta rispetto al fondo. Ci guardiamo attorno con i fari e vediamo, sul soffitto, la risalita esplorata tre giorni prima ed ora nuovamente irraggiugibile… Dinanzi a noi si apre un lago diverso da quello dell’altra volta, più piccolo ma più agitato… Osservando la parete, notiamo delle rientranze: abbiamo trovato il nostro prossimo obiettivo. Oggi l’acqua sta scendendo: già sappiamo che potrebbero esserci forti correnti, quindi decidiamo che due restano a terra per ogni eventualità. Remiamo verso il largo per raggiungere quello che sembra il sifone di uscita, ma le correnti sono troppo forti, girano velocemente… e delle pietre sono già riuscite a forare il fondo dei nostri canotti! Siamo intimoriti dal non riuscire a ritornare indietro: assicuriamo allora, con una corda, le imbarcazioni a terra, e poi ripieghiamo su di una rientranza a metà parete. Questa dà su un ripido scivolo fangoso, che raggiungiamo tutti e quattro. Piero si arrampica con qualche difficoltà ed arriva in una cavernetta che andrebbe ulteriormente risalita… ma di certo non oggi. Dopo aver fissato gli armi alla parete, tendiamo un lungo traverso fino alla spiaggetta da cui eravamo partiti. Lasciamo così l’abisso… ma per ritornare.

11 gennaio 2009 – La seconda esplorazione
Le feste sono finalmente finite. Ci ritroviamo Piero, Alby, Beppe ed io, e puntiamo subito alla risalita inesplorata che avevamo raggiunto l’uscita precedente. Ormai l’acqua è calata, quindi ci dovrebbero essere meno problemi: dopo esser scesi sul fondo del cavernone, risaliamo su corda per una trentina di metri. E’ una libera piacevolissima che ci porta al famigerato scivolo fangoso, lungo una quindicina di metri. Dopo questo, ci aspetta la cavernetta con varie prosecuzioni: un camino, una stanzetta in parete, una galleria… Ma la galleria diventa impercorribile dopo qualche metro e la stanzetta non prosegue… Si risale quindi in camino ma, come per destino, la batteria del trapano si esaurisce improvvisamente. Rileviamo quindi una trentina di metri, verificando che – comunque – vi sono scarse possibilità di ulteriori prosecuzioni, e quindi torniamo in superficie. Due piccoli segreti sono stati svelati ma, se guarderemo con attenzione, molti altre sorprese ci stanno aspettando in questa grotta che da 168 anni è sede di continue ricerche ed esplorazioni.
