Finalmente qualcuno si accorge dell’inquinamento presente nel mondo sotterraneo
Negli anni passati, a Trieste, si è finalmente iniziato a parlare diffusamente dell’inquinamento presente nel mondo sotterraneo, grazie ad alcuni articoli apparsi sulla stampa locale.
Non è che la presenza di rifiuti, più o meno pericolosi, nelle grotte del Carso sia una situazione recente o sconosciuta, in quanto vari studi hanno già affrontato questo delicato tema, ma finalmente l’argomento sta venendo chiaramente a galla. Il problema reale, però, è che questi inquinamenti risalgono a vari decenni fa, momenti nei quali la sensibilità ecologica e la legislazione di riferimento erano molto diverse rispetto a quelle attuali. Sono ben conosciute cavità usate come discariche di rifiuti o inerti, ma forse le grotte più pericolose sono quelle interessate dalla presenza di scarichi di idrocarburi, come il pozzo dei Colombi di Basovizza (n. 33 VG), il cosiddetto pozzo del Cristo di Gropada (n. 3842 VG) o la caverna presso la 17 VG di Trebiciano (n. 4362 VG).
C’è comunque un’altra fonte di inquinamento che è stata sempre sottovalutata e che rappresenta una sicura fonte di pericolo. Nei pressi di Trebiciano, infatti, è rimasta attiva per quasi vent’anni (la chiusura risale alla prima metà del 1970) la discarica RSU (Rifiuti Solidi Urbani) della città di Trieste. Non si sa perché sia stato scelto proprio questo sito, che si trova in un’area carsica ricca di fenomeni epigei ed ipogei (grotte, doline, fratture,…) ma risulta oggi chiaro – del resto le conoscenze idrogeologiche erano le stesse anche alla metà del secolo scorso… – che tutte le sostanze inquinanti vengono lentamente trasportate dalla percolazione verso la falda idrica sottostante, portando ad un progressivo inquinamento delle acque di profondità.
Caverna presso la 17 VG (n. 1423/4362 VG)
Come già evidenziato, durante le ricerche svolte nell’area circostante l’ex-discarica di Trebiciano, abbiamo trovato vari punti inquinati. Il caso più eclatante, però, è stato quello della grotta denominata “Caverna presso la 17 VG” (n. catastale 1423/4362 VG), che è risultata pesantemente compromessa da un ingente inquinamento da idrocarburi.
Questa cavità si apre con un ampio portale sul lato nord di una scoscesa dolina e permette due vie di accesso: un sentierino che supera i gradoni della dolina stessa (percorso consigliabile), oppure un pozzo di circa 12 m che scende direttamente sul fondo (via oggi da evitare). Scendendo questo pozzetto, infatti, si atterra direttamente sul pavimento piatto della caverna che, se osservato attentamente, presenta inquietanti riflessi cangianti. La grotta è stata utilizzata, infatti, come punto di scarico per lo smaltimento di residui oleosi. L’isolamento della grotta nel bosco ed il facile accesso (strada asfaltata più un ultimo tratto su sentiero) hanno favorito questa attività illecita che si è protratta – probabilmente – per molti anni.
Non sappiamo esattamente quanto sia alto lo strato del materiale inquinante che è stato gettato in questa caverna utilizzando l’imboccatura del pozzetto, ma di sicuro nulla è mai stato fatto per ovviare a tale piccolo disastro ecologico ed appare evidente come gli agenti inquinanti non possano che insinuarsi lentamente nel sottosuolo, fino a raggiungere la sottostante falda acquifera del fiume Timavo.
Sono in atto varie ricerche su questa cavità, ma pensiamo che più che le parole possano valere le immagini. Ecco quindi alcune foto che descrivono l’inquinamento presente all’interno della grotta.
Le iniziative della SAS
La Società Adriatica di Speleologia studia da decenni il fenomeno carsico profondo attraverso indagini specifiche svolte nella Stazione Sperimentale Ipogea dell’Abisso di Trebiciano (n. 17 VG). L’attenzione non si limita, però, solamente a questa grotta, ma riguarda tutta l’area circostante la Stazione, un ampio territorio grossomodo compreso fra i paesi di Fernetti, Opicina, Padriciano e la cima del monte Franco. Proprio all’interno di questo ambito si apre sia l’ex discarica RSU di Trebiciano sia una serie di altri siti limitrofi interessati, nel tempo, dalla discarica abusiva di materiali e rifiuti. A tale proposito sono state avviate varie iniziative, come il Progetto M.P.S., “Indagine sull’effettiva estensione dell’ex-discarica RSU di Trebiciano e valutazione dell’impatto ambientale innescato dalle acque di percolazione che l’attraversano”, proposta di ricerca opportunamente presentata a numerosi soggetti politici ed esponenti delle amministrazioni locali.
Nel frattempo sono già state effettuate analisi chimiche preliminari delle acque di percolazione di alcune grotte. Per finire, quando è stato deciso di intraprendere lo scavo di una delle “fessure soffianti storiche” legate alla presenza del fiume Timavo, è stato scelto di intervenire proprio nella disostruzione della cavità chiamata Luftloch, estremamente promettente per il potente soffio d’aria che la contraddistingue durante certe particolari condizioni idrologiche, ma anche posizionata proprio a ridosso dell’ex discarica. Una volta giunti in profondità (il dislivello recentemente raggiunto è di 170 m), sarà avviato un programma di analisi chimico/fisica delle acque di percolazione, per verificare eventuali anomalie a seconda della quota di raccolta e della possibilità di infiltrazioni provenienti dai depositi della vicina discarica.
La stampa
Come accennato, sono stati recentemente pubblicati vari articoli riguardanti l’inquinamento del mondo sotterraneo.
Il tutto è iniziato con la pubblicazione del numero di gennaio del mensile National Geographic Italia che, a pag. 102, presenta un articolo intitolato “Discarica in grotta”. Si tratta di una ricerca – ovviamente di carattere generico e divulgativo – che introduce i gravi problemi derivanti dalla presenza di veri e propri immondezzai sotteranei. Nel testo sono presenti anche delle piccole ingenuità, come quando parlando dell’inquinamento della zona di Trebiciano (area che noi conosciamo molto bene) si indica che “la dolina vicina alla grotta [la n. 4362 VG] è stata utilizzata come un’immensa discarica dal 1958 al 1972, fino al suo completo riempimento”. Purtroppo non si tratta di una sola dolina, ma di una vasta area che, dalle nostre ricerche, supera ampiamente la superficie di 120.000 mq.
Il giorno 8 gennaio è quindi iniziata, sul quotidiano cittadino Il Piccolo, la presentazione di una serie di articoli riuniti in una pagina sotto il titolo “Veleni nel Carso, grotte usate come discariche”. In questi scritti si ripete, in maniera più estesa, quanto già riportato su National Geographic, aggiungendo i pareri di alcuni esperti.
Anche in data 9 gennaio appare sul quotidiano locale un ulteriore pezzo intitolato “Deve intervenire l’Unione Europea”, nel quale si propone che – per affrontare e risolvere il problema delle grotte inquinate – “è necessario muoversi su un piano diverso, quello dell’Unione Europea”.
Passato qualche giorno, Il Piccolo riprende nuovamente l’argomento. In data 11 gennaio compare un’intera pagina intitolata “Grotte come discariche, si muove la Forestale” dalla quale emerge un elemento nuovo “… i pm Maddalena Chergia e Massimo De Bortoli avvieranno l’inchiesta penale per accertare le eventuali responsabilità”. L’ipotesi di reato e le relative indagini condotte dal Corpo Forestale vengono quindi confermate in un ulteriore articolo del 12 gennaio 2010, dal titolo “Grotte inquinate, è corsa ad ostacoli per evitare la prescrizione”. Si rimane in attesa di vedere quali saranno i futuri sviluppi dell’intera faccenda.
Continueremo a seguire con attenzione questo argomento che consideriamo di estremo interesse, riportando di seguito i vari articoli pubblicati su questo specifico tema.
NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA, “Discarica in grotta”, gennaio 2010, pp. 102-107 | Articolo in Pdf |
IL PICCOLO, “Veleni nel Carso, grotte come discariche”, 8 gennaio 2010 | Articolo in Pdf |
IL PICCOLO, “Cucchi: Timavo a rischio inquinamento”, 8 gennaio 2010 | Articolo in Pdf |
IL PICCOLO, “Godina: il monitoraggio spetta alla regione”, 8 gennaio 2010 | Articolo in Pdf |
IL PICCOLO, “Deve intervenire l’Unione Europea”, 9 gennaio 2010 | Articolo in Pdf |
IL PICCOLO, “Grotte-discarica, tre auto in una cavità”, 9 gennaio 2010 | Articolo in Pdf |
IL PICCOLO, “Grotte come discariche, si muove la Forestale”, 11 gennaio 2010 | Articolo in Pdf |
IL PICCOLO, “Bonificare il pozzo dei Colombi costò 822 milioni di lire nel 2000”, 11 gennaio 2010 | Articolo in Pdf |
IL PICCOLO, “L’inquinamento sotterraneo, un danno per le culture”, 11 gennaio 2010 | Articolo in Pdf |
IL PICCOLO, “Grotte inquinate, è corsa ad ostacoli contro la prescrizione”, 12 gennaio 2010 | Articolo in Pdf |