Doline che gorgogliano, fessure che rombano, grotte dalle quali escono potenti correnti d’aria…
Con queste premesse un gruppo di speleologi e ricercatori locali inizierà la mappatura completa di tutti i Luftlöcher (pertugi soffianti) disseminati sul Carso, da San Canziano/Škocjanske jame alle foci del Timavo. E’ infatti proprio quest’ultimo, il fiume Reka-Timavo, il protagonista di questa nuova campagna di ricerche che impegnerà per mesi gli speleologici locali, intenzionati a svelarne i misteri e a documentare gli sbalorditivi fenomeni che testimoniano il suo passaggio nel sottosuolo.
La notizia è già trapelata qualche giorno fa (vedi anche il post del 9 aprile su Scintilena) e a questo punto risulta necessario fare alcune precisazioni.
Il fiume Reka-Timavo, dopo una quarantina di chilometri di percorso in superficie, all’incontro con il territorio carsico, viene inghiottito nelle voragini di San Canziano e da qui inizia il suo percorso sotterraneo che lo vede tornare alla luce a San Giovanni di Duino, dopo più di trenta chilometri nelle viscere del Carso. Il nostro altipiano è disseminato di migliaia di grotte, ma solo cinque – a oggi – costituiscono un accesso diretto al corso d’acqua sotterraneo. Queste finestre sul Fiume presentano delle fenomenologie uniche rispetto a tutte le altre cavità conosciute, dovute proprio agli effetti dell’acqua che scorre nelle loro profondità. Difatti, durante i periodi di piena, l’acqua sale e occupa il posto dei volumi d’aria contenuti nelle grotte stesse che, per un effetto di “pistonaggio”, iniziano a emettere potenti soffi dai loro ingressi. Con il termine “potenti” s’intende che l’aria fuoriesce da alcune cavità alla velocità di più di 150 chilometri orari. E’ il caso dell’abisso di Trebiciano nel quale, durante le piene, a causa dell’intenso e costante flusso dell’aria, è impossibile tentare la discesa.
In presenza di una grotta già accessibile, si percepiscono quindi queste forti correnti, associate ad un energico sibilo, un rombo, un potente fischio naturale udibile anche a centinaia di metri di distanza. Nel caso la grotta non sia ancora aperta al passaggio dell’uomo, invece, l’aria che cerca sfogo in superficie fa tremare doline e gorgogliare i loro fondi, fa fischiare fessurine e ribollire tutte le zone circostanti.
Si tratta quindi di fenomeni sicuramente unici e straordinari, osservabili per alcuni brevissimi periodi dell’anno – in qualche caso solo poche ore – in occasione delle forti piene. Manifestazioni evidenti della presenza del Fiume che, con questi soffi, ci indica il suo scorrere sotterraneo in grandi caverne inesplorate, ancora mai illuminate dalla luce degli speleologi.
E proprio questi pertugi soffianti, questi luftlöcher, saranno cercati, localizzati, mappati, fotografati e studiati da un team di lavoro che vede all’opera appassionati sloveni e italiani che, grazie all’interpretazione di questi segnali della natura, cercheranno di svelare il corso sotterraneo del Fiume, con la speranza di riuscire ad aprire qualche nuova grotta ad esso collegata.
Una quindicina tra Slovenia e Italia i punti “caldi” già confermati ma ancora da documentare e posizionare; molti altri quelli sconosciuti che richiederanno ulteriori monitoraggi durante i periodi di piena.
Non solo ricerca sul campo, quindi, ma anche un lavoro d’archivio, poiché sono diverse le vecchie mappe tracciate dai ricercatori del Reka-Timavo del passato, con numerosi punti segnalati e ancora da interpretare, quasi fosse una caccia al tesoro, quel tesoro che ancora oggi si chiama acqua.
L’attività di ricerca avrà il suo culmine nel prossimo autunno, periodo in cui si auspicano le piene maggiori.
Sono coinvolti nella campagna di studio i seguenti gruppi: Jamarsko društvo Gregor Žiberna – Divača, Jamarsko društvo Sežana, Jamarski odsek Slovenskega planinskega društva – Trst e Società Adriatica di Speleologia – Trieste.